La storia dei Bagni di Triponzo è nelle leggende, nelle tradizioni e nei libri

Nel 1862 venne eseguita un’analisi chimica dal prof. S. Purgotti di Perugia, che descrive le acque dei Bagni di Triponzo come “eroico rimedio” per affezioni intestinali, concrezioni urinarie, artriti e “per tutte le sordide malattie della pelle”.

Così inizia la storia moderna dei Bagni di Triponzo per sfruttare le acque termali e nel 1887 viene costruito il complesso termale, oggi Bagni Vecchi (l’edificio con il lungo portico), in destra idrografica del fiume Nera, tra il fondovalle e la base del Colle di Fergino. Dopo un periodo di relativo minor uso, tentativi di rilancio delle terme furono bloccati dalla realizzazione degli impianti idroelettrici della Valnerina, condotti dalla Società Terni nel 1931 e poi ultimati in seguito alla costruzione di una condotta a monte dei “Bagni” negli anni ‘40. In occasione della costruzione di un canale di adduzione sotterraneo, alle pendici di M. Fergino, si intercettò una cavità carsica con acqua sulfurea con l’effetto di ridurre drasticamente la portata delle sorgenti presso i “Bagni”.

La tradizione popolare narra che durante le fasi di scavo del canale all’interno della montagna i detriti prodotti venissero tradotti all’esterno. Tuttavia durante queste lavorazioni ipogee, proprio in corrispondenza del Complesso ottocentesco delle Terme, all’interno del colle di Fergino venne rinvenuto un lago colmo di acqua solfurea. Questa scoperta venne celata e si pensò di utilizzare questa cavità carsica come discarica per i detriti.


La sciagurata decisione, visto che a quei tempi la coscienza ambientale era poco sviluppata, comportò, da un lato un notevole risparmio dei costi di lavorazione ma dall’altro si venne a creare il presupposto per uno squilibrio idrogeologico che compromise la libera circolazione delle acque termali, il lago venne suddiviso in due parti e successivamente si assistette ad una drastica riduzione della risorsa Termale che scaturiva naturalmente presso i "Bagni". Ciò nonostante le terme continuarono ad essere frequentate, anche se in modo limitato, ma dal 1970 si è registrato un progressivo abbandono, aggravato con il terremoto del 1979.

La forza e l’energia dell’acqua termale dei Bagni di Triponzo si manifesta alla base dell’antica costruzione dei Bagni Vecchi, dove si contano ben 18 scaturigini da cui l’acqua termale fluisce copiosamente alla temperatura di 31°C. Definita sorgente termo-minerale con riconosciute qualità terapeutiche nel 1927, è l’unica in Umbria a fornire acqua ad una temperatura costante di circa 31 °C, indipendentemente dalla stagione e dal clima.

 

L’ acqua inizia il suo cammino nel Parco dei Monti Sibillini. Dopo ogni pioggia le gocce si raccolgono e corrivano, alcune raggiungono fiumi e torrenti, altre scelgono una via che le porta in profondità a contatto con rocce porose, con queste si legano, ed iniziano un lungo percorso. In una sorta di scambio chimico con la roccia porosa, l’acqua acquista parte delle sostanze di cui la roccia è composta, contemporaneamente si riscalda in virtù dell’aumento di temperatura man mano che si scende nelle profondità della Terra (gradiente geotermico). Dopo un lungo periodo trascorso nelle oscure profondità della Valnerina, l’acqua sulfurea emerge e torna rivedere di nuovo la luce, tinta di suggestive sfumature di verde e azzurro, frutto dell’opera della natura, che l’ha arricchita di calcio e solfati.

L’acqua dei Bagni di Triponzo, in base al D.L. 25/01/92, n. 105 e successive modificazioni, è da considerarsi “sulfurea” ed è qualitativamente definita come:
Minerale: concentrazione salina (quantità di sali disciolti) in riferimento al residuo fisso ottenuto a 180°C è superiore a 1 grammo per litro;

  • Sulfurea: specie chimiche predominanti anione cloridrico, solforico e bicarbonato ed i cationi sodio, calcio e magnesio e possiede una quantità pari o superiore ad 1 mg di H2S (acido solfidrico) per litro.
  • Termale: si classificano termali le acque che in natura sgorgano alla temperatura compresa tra 30° e 40° C.
  • Acqua da bagno:  il Ministero dell’Interno, con atto del 25 marzo del 1927, ne autorizza l’uso come “bagni” presso lo stabilimento termale di Triponzo.

In relazione al contenuto in sali dell’ acqua minerale naturale di Triponzo si può definire:

  • «ricca di sali minerali», poiché il tenore di questi, calcolato come residuo fisso, è pari a 1.833 mg/L;
  • «solfata», poiché il tenore dei solfati è 950 mg/L;
  • «magnesiaca», poiché il tenore di magnesio è 88,4 mg/L;

Classificazione italiana delle acque minerali. [Marotta e Sica: Annuali di Chimica applicata. Vol. 19 fasc. 12 (1929). Vol. 23 fasc. 6 (1933)].

II valore terapeutico dell’acqua termale dei Bagni di Triponzo e del calore applicato al corpo è noto da molti secoli. Numerose testimonianze storiche dimostrano come la pratica della balneoterapia termale con le acque dei “Bagni” si effettuasse già anticamente per godere degli effetti antalgici e dare sollievo all’apparato muscolo scheletrico. I positivi risultati che oggi si registrano con questa pratica terapeutica sono  dovuti alle distinte azioni: dell’aumento di temperatura che si determina dopo l’applicazione del mezzo termale ed agli effetti benefici derivanti dalla ricchezza in Sali e l’Humus. L’ acqua termale possiede infatti una quota organica, rappresentata dal cosiddetto humus, derivante dall’attività biologica di microrganismi e alghe che si sviluppano rapidamente e ampiamente nel materiale inorganico d’origine fornendo la principale fonte di efficacia terapeutica. L’efficacia dell’acqua sulfurea dei Bagni di Triponzo è indicata per le infiammazioni osteoarticolari, per le loro qualità antinfiammatorie per le affezioni della pelle, come eczemi, acne, dermatite, perché lo zolfo è un batteriostatico e il peeling naturale dato dalla balneazione purifica e rinnova il derma. Le qualità salutari delle acque termali sulfuree degli Antichi Bagni di Triponzo sono tradizionalmente riconosciute ed ancora oggi apprezzatissime.

 

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